Il Dalai Lama, supremo rappresentante del buddismo nella cultura tibetana, è stato fino a cinquanta anni fa la figura religiosa e politica più importante del Tibet; da quando il Tibet è stato annesso alla Cina il Dalai Lama è in esilio, ma conserva comunque un grande prestigio internazionale
In lingua tibetana, Lama significa "Maestro spirituale"; Dalai, invece, è una parola di derivazione mongola che indica l'oceano o una vasta distesa d'acqua. Dunque, Dalai Lama si può tradurre come "Maestro oceanico [di saggezza]".
Questa figura ha poco più di quattrocento anni. Tra il 6° e il 7° secolo nel Tibet giunse il buddismo radicandosi definitivamente a partire dal 10° secolo,
Nacque così in breve tempo una serie di scuole buddiste. Il buddismo tibetano presentò sin dagli inizi caratteristiche peculiari: la sua dottrina era fortemente influenzata dalla tradizione religiosa che esisteva già prima in Tibet, detta bon. Così, un monaco chiamato Tsongkhapa (vissuto alla fine del 14° secolo), per far tornare il buddismo tibetano alla purezza dell'insegnamento originario, fondò una nuova scuola, detta "dei virtuosi" (in tibetano gelugspa) o, come è chiamata da noi comunemente, dei 'berretti gialli' per il colore del loro copricapo.
Il primo a ricevere il titolo di Dalai Lama fu però un successore di Tsong Khapa, nel 1578: egli fu insignito di tale appellativo da un condottiero mongolo, Altan Khan, a cui aveva garantito la protezione spirituale durante la sua lotta per conquistare la supremazia sulle tribù della Mongolia. Il rapporto tra capi mongoli e gelugspa portò alla diffusione del buddismo tibetano in Mongolia, e all'ascesa del prestigio dei berretti gialli in Tibet.
Si ritiene che tutti i Dalai Lama, in quanto manifestazione del Buddha della Compassione (Cenresig in tibetano e Avalokitesvara in sanscrito), rinascano con l’unico scopo di guidare alla felicità quanti più esseri senzienti possibile, senza nessuna distinzione di sesso, religione, classe, etnia o altro.
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