Sri Aurobindo (1872-1950) è stato un filosofo e mistico indiano tra i più importanti filosofi e maestri spirituali dell'India moderna, considerato dai suoi discepoli un avatar, cioè un' incarnazione dell'Assoluto. Figlio di un medico indiano, viene mandato in Inghilterra per studiare e si distingue per le sue capacità.
Tornato in India nel 1892 alla morte di suo padre, partecipa attivamente alla lotta per la liberazione del suo Paese, dirigendo giornali e movimenti politici, tanto da essere considerato dagli inglesi del tempo come “l’uomo più pericoloso dell’India”.
Impara il sanscrito per poter comprendere i testi sacri indiani e si dedica quindi allo yoga secondo i suoi principi, facendo cinque, sei ore al giorno di esercizi di respirazione e concentrazione. In questo periodo incontra anche dei maestri che gli insegnano la meditazione. Entra in ritiro spirituale al seguito di un guru e raggiunge l’illuminazione dopo pochi giorni. Grazie all’aiuto di Mirra Alfassa, conosciuta come la Madre, fonda una città, Auroville. Qui, per ben 24 anni, rimase nella sua stanza, senza mai uscire, concentrandosi sulla ricerca di una nuova via che conciliasse le esigenze della spiritualità più alta con quelle più banali della materia.
Tutta la vita successiva di Aurobindo fu dedicata ad applicare la conoscenza spirituale alla vita concreta e a quella psicofisica, per arrivare a trasformare la vita stessa e la realtà esteriore. Questa energia di Verità e Coscienza che Sri Aurobindo chiama "sopramentale" è la sola energia che può produrre una trasformazione dinamica davvero integrale e irreversibile della materia.
Aldous Huxley, letterato inglese considerato padre del movimento hippy, definì Aurobindo come il “Platone delle generazioni future”.
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