giovedì 6 novembre 2014

Meditazione nel buddismo

La Meditazione di Visione Profonda è una chiave del sentiero che il Buddha ha offerto per il bene degli esseri umani; l'unico criterio è metterla in pratica.
Il termine "meditazione di visione profonda" (samatha-vipassana) fa riferimento a pratiche mentali che sviluppano calma (samatha) per mezzo dell'attenzione prolungata e visione profonda (vipassana) per mezzo della riflessione. Una tecnica fondamentale per sostenere l'attenzione consiste nel concentrare la consapevolezza sul corpo; tradizionalmente la si pratica nella meditazione seduta, oppure in quella camminata. 









La riflessione si presenta in modo del tutto naturale più in là nel tempo, quando ci si trova a proprio agio nell'esercizio di meditazione: si comincia a guardare intorno e la mente che medita comincia a divenirci familiare. Questo "guardarsi intorno" si chiama contemplazione, è un modo di vedere personale e diretto che una tecnica, quale che sia, può suggerire soltanto in modo indiretto.

Nelle parole del Buddha, la strada è semplice: "Fate il bene, non fate il male, purificate la mente". E' una tradizione consolidata, perciò, che le persone che si impegnano nella pratica spirituale diano grande importanza a una condotta appropriata. Molti meditanti prendono dei voti morali realistici - come non fare del male a esseri viventi, non tenere una condotta sessuale sconsiderata, non assumere sostanze che alterino la coscienza (bevande alcoliche o droghe), astenersi dal pettegolezzo e da altre brutte abitudini nell'espressione verbale, per alimentare la propria chiarezza interiore e magari incoraggiare con gentilezza quella degli altri.










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